lunedì 5 agosto 2013

DOLOMITI

Dopo diversi week end fuori casa, pianificati e poi rimandati per aver troppo dato retta alle previsioni, questo week end è diverso. Ulisse e Giò vanno a volare verso Feltre. Ci si aggrega. Punto. Da Firenze sono sono circa tre ore.
Nonostante il palio di Feltre, Booking.com funziona benissimo per trovare una sistemazione in zona atterraggio a un prezzo decente. Si prenota giovedì, e il venerdì su va a lavorare con la vela e lo zaino già in macchina, che quando suona la campanella si parte. Da questo punto di vista, la rossa è perfetta. Nel bagagliaio ci stanno esattamente vela, casco, strumenti, zaino e zavorra. E anche costume e asciugamano, s'intende.
Destinazione Feltre. Ulisse e Giò ci aspettano alla Birreria di Pedavena, davanti a una centenario.

Sabato le previsioni danno una giornata oltremodo stabile, siamo appena sopra l'inversione e insomma alle 10 siamo già in decollo, il caldo è appiccicoso, e anche in quota migliora solo di un po'. Ci sono i ragazzi delle scuole locali.
Ma il segnale che è ora di uscire ce lo danno un po' di falchetti che salgono leggeri alla nostra destra. Giò non aspetta oltre, si prepara ed esce. In un attimo è già lì a girare quella termica. Nonostante le previsioni con basi a 1500 anche io raggiungo i miei 1700 mt sullo spigolo sopra un boschetto di pini.
Si gira stretto e  stare nell'inversione si fa sentire sullo stomaco: bolle bolle e ancora bolle, nonostante il suono debole del vario. Mentre faccio top, ecco che sono usciti i locali, Ulisse si accoda e ci aspetterà giù alla birreria. Torniamo in decollo più per il fresco che per la planata della sera. M. si offre di fare il recupero e mi aiuta a decollare con un filo di vento.

Per la domenica decidiamo di andare sul Dolada, promette quote maggiori e aria meno stabile. I windgram vengono rivisti, al peggio, al mattino, ma intanto si va, poi si vede. Atterraggio, poi in decollo. Almeno farà più fresco. È caldissimo anche lì. Aspettiamo. Giò scalpita, appena esce un pilota che fa qualcosa di più di un dritto, sulla termica del rifugio, ecco ci prepariamo, poi si esce. Anche oggi usciamo praticamente prima dei locali. La termica del boschetto è tutta mia, è accostata alla cresta e la seguo. Menomale ho tutta la zavorra. La termica è impegnativa e insomma, decide lei che si deve girare e da che parte: oggi si gira solo in senso orario. Non ti viene neanche in mente di uscirne. Arrivo a 2050, mentre giro contro monte e penso "cos'era quella cosa che volevo cambiar la vela?". Il giro da fare è l'anfiteatro verso est, intanto mio avvio lungo il costone, più avanti c'è Ulisse.
Più avanti c'è uno scalino sulla roccia, senz'altro lì ci deve essere un punto di innesco. In effetti c'è, e c'è anche un bello schiaffo. I ragazzi completano il giro dell'anfiteatro, io invece torno indietro recupero un po' di quota e mi dirigo verso il lago per poi aspettarli in atterraggio.

Meno di un'ora di volo, però che fatica. Sono davvero poco allenata alla resistenza. Di buono c'è che io quella termica non l'ho mollata, e la vela l'ho gestita al meglio. I domenicali locali, invece, lì attaccati al bosco non sono abituati a starci, abituati come sono a termiche sempre ampie e generose.
C'è da tornarci da queste parti, prima possibile. È bellissimo e maestoso.

Rientriamo, ma perché non passare a vedere dov'è il decollo di Rèvine? Atterraggio immenso, decolliamo da un prato che ci pare il decollo per poi accorgersi che quello ufficiale era un po' più in là. Un'oretta di termodinamica per sgranchirsi un po' e riprendere la strada di casa.

Non è l'andare e fare. La parte più dura sono gli ultimi 170 km del viaggio di ritorno...