mercoledì 17 dicembre 2014

La TRAVERSATA (dell'Appennino, in invernale)


Da un certo numero d'anni Mauro, il Bove, parte per la traversata dell'appennino in invernale. Più in cresta, o a mezza costa secondo quanto l'inverno è arrivato. 
Ogni tanto qualcuno l'accompagna, qualche volta da solo. 

Sostiene che di solito in estate lavora e di tempo ne ha solo in inverno. Vale a dire: in estate sono capaci tutti. Mauro e Said, da oltre vent'anni. Dei due quello saggio è Said, s'intende.
Perché c'è da esser matti ad affrontare l'Appennino in inverno, dicono. O a portarci un'allieva, per dire.

Shila, verso il Muraglione

La traversata dell'appennino in invernale quest'anno l'ho fatta anche io. Inutile stare a dire perché mai nonostante un ginocchio rotto ad un certo punto ho deciso di partire. Perché Mauro è finalmente in pensione, o perché pare che sia l'ultima traversata di Said anch'esso prossimo alla pensione, anche se quando gonfia i muscoli del collo e s'inarca non lo diresti mai. C'è dell'altro.

6 tappe, divenute 7 in un pomeriggio di fango, per portarci da Lucca a Capo d'Arno, seguendo per buona parte lo 00, la GEA.

L'idea è di partire prima possibile, appena è inverno, ma prima che nevichi. Il bagaglio al minimo, i cavalli allenati, la sella nuova. Le mie ore di spinning in preparazione a proteggere crociato e menischi.

Un paio di tappe di avvicinamento, l'accoglienza della Revia, e la compagnia di Cinzia.
Mauro dev'esser certo cambiato negli ultimi 15 anni ma la moglie del canadese non ha dubbi su Said: io quell'arabo bianco lo conosco, mi dice: è quello che balla?

E poi inizia l'Appennino. Lo Zuccotto, le Scalette.
La voce di Mauro per quando il gioco si fa più duro.
Shila è pronta e lo sono anche io. Così attenta da inchiodarsi sugli zoccoli quando scivolo sulle foglie e fermarsi anche solo a un centimetro da me.

Non si incontra praticamente nessuno di monte in monte, solo la tramontana sul viso e il mondo ai tuoi piedi. È così limpido che si vede da mare a mare. I tre giorni più belli dell'inverno.

C'è della gente incredula, invece, generosa, determinata e paziente, a dar supporto a questi due cavalieri.
"Due a cavallo non si lasciano da soli in inverno" ci dice Sergione alla terza tappa, quando non credeva davvero che saremmo arrivati, e un po' d'altre cose che sottolineano quanto sia davvero insolita una traversata in invernale.

Grazie allora Francesco, Giovanni di Moscheta, Angiolino, Tazio che avete accolto noi e i ragazzi tra MontiFreddi e Pietramala quando la quarta tappa sono diventate due, per un bivio sbagliato che ci ha rubato almeno un paio d'ore di luce.

I tortelli della Bionda di Casaglia, da mangiarne almeno un altro piatto.
L'Eremo di Paolo ed Elisa, in una vallata immensa raggiunta in un pomeriggio di sole e una notte piena di stelle. Di lì c'è poco per il Muraglione, e poi ultima tappa verso il Faltrerona e Capo d'Arno.

Non è tanto il salire verso Monte Falco, c'è un po' di ghiaccio e neve, da fare attenzione e riprendere fiato. È l'altro versante quello complicato. Nebbia e vento alla croce del Falterona, lastroni di ghiaccio, e neve, e poi neve ghiacciata per scendere, e poche ore di luce davanti.

Seguo Mauro e Said, sui sentieri stretti e ghiacciati, o nelle discese ripide. La testa al monte, il cuore in gola. Fino a trovare la strada verso Castagno d'Andrea davanti al focolare di Giuseppe e Ivana.

Il sabato più o meno si passa per riportare a casa mezzi e cavalli. Grazie Enrico che ci ha traghettati indietro.

Si festeggia: il Bianchi e la sua allieva tornano vittoriosi, coi cavalli più allenati della piana di Lucca.

lunedì 6 ottobre 2014

week end di fine estate

Gli amici si preparano ad andare sul Sumbra, per me, per il mio ginocchio, è ancora presto.
I windgrams dicono sia buona solo a Diecimo, e allora capita di salire in decollo al primo giro, a prendere il sole, che sembra ancora estate, e la giornata ancora non è partita.

Arriva in decollo chi a Diecimo più o meno ha fatto giusto l'esame, e ti trovi a spiegare che di là c'è la croce di Brancoli, e ci si dovrebbe appoggiare su quella gobba per passare la valle del Serchio, che a nord c'è il Prato Fiorito e poi l'appennino, e ad ovest le Apuane, e di là da quella cresta il Prana e, di fronte, Camaiore. 
Che buffo, sai: il pollo di casa che racconta di creste sognate, dove non è stato mai, a chi mentre parli è già a farsi i conti della quota che serve per passare.

Ed oggi? Oggi è nord-est, sarebbe da andare al mare, dico. È giusto lì dietro. Magari, penso. Sarei dovuta andarci con la quota di marzo , a saper la strada.
Stessa frequenza, si gira insieme la prima termica. Parte sulla cresta. Parto anche io.

La cresta tiene, ma solo un po', e sullo spigolo macché non c'è la termica che mi aspettavo...
Dietrofront! sono controvento e la cresta ovviamente non tiene più. 
Ma quanti c@@o di boschi ci sono a Diecimo! Li ho visti piuttosto da vicino, pianta per pianta. Quanto sono lunghi 5 minuti per venirne fuori!

La radio mi suggerisce d'appoggiarmi lì a sinistra, che senz'altro un po' darà. M'aspetta parcheggiato sullo spigolo, fino a che non mi vede al sicuro su Dezza, poi lo vedo partire verso ovest.

Amelio ha lasciato la termica e s'è parcheggiato a vedere dove diavolo andrò a finire. M'aspetterà in atterraggio per dirmene quattro...

Sbuca inaspettata da Valdottavo la vela viola. È andato a Camaiore ed è pure rientrato. 
Io, se mai da Diecimo passerò il Prana, di sicuro andrò ad atterrare al mare, per godermi l'ultimo bagno dell'estate. Il bikini è da sempre nel cockpit.



Domenica i wingrams lasciano sognare.
Propongono basi a 2000 in Pizzorne e 2500 a Diecimo. Siamo tutti qui.
Abbiamo scherzato, eh, dovrebbero scrivercelo in fondo.

È un esercizio di pazienza, invece. Metro su metro, i picchi che gli altri hanno registrato io non li ho trovati, e volare senza zavorra stavolta davvero aiuta.

Palazzina, antenna, decollo, Gromigno. Avevo voglia oggi di tornare a Diecimo, e di andarci in volo. È ancora nord est sopra le creste, debole debole, quello che serve.
Davanti a me c'è un delta parcheggiato: posso partire anche io.

Tengo d'occhio l'altimetro e finalmente questa volta non mi faccio fregare dalla parallasse. La croce di Brancoli è intorno ai 700mt, e ho ancora quota da spendere, non sono così bassa. 

A Diecimo si sale poco, giusto un giro per Dezza, con Ulisse che gioca con il Rush 4.

La vela viola nel frattempo sta tornando in Pizzorne con una quota davvero ridicola.

giovedì 5 giugno 2014

LUCCA e LA GARFAGNANA

(pubblicato sul n. 249 di Volo Libero FIVL, maggio 2014)


su un'idea di Luciano Cassiago.

La prima volta che sono stata a Lucca, da sola, avevo ancora la vela scuola. Coi 1500 mt recuperati sull’atterraggio, iniziati a girare nel debole bip-bip del vario per il solo gusto che il volo durasse un po’ di più. La città si avvicina maestosa, con le Mura seicentesche, e i prati  delle corse campestri degli anni della scuola. Sulla carta sono solo 13 km, ma appena metti giù i piedi a porta San Jacopo, la gioia è così tanta che non puoi non telefonare a casa “babbo, sono a Lucca!” “Ma non ci vai tutti i sabati?”. Già, ma oggi ci sono arrivata in volo, e da sola per giunta.

Lucca e la Garfagnana

Costeggiando il fiume, appena ci si affaccia oltre Valdottavo, la valle del Serchio si apre alla vista di chi percorre verso nord la provinciale Ludovica o la Statale del Brennero e dell’Abetone. Il decollo di Diecimo, la croce di Brancoli, boa per chi fa il traverso dalle Pizzorne, e verso nord, il Prato Fiorito: in pochi km, a nord di Lucca, si concentrano tre campi di volo, adatti a tutte le esigenze: allievi e principianti, domenicali che aspettano la sera,  piloti esperti a caccia di cross impegnativi, turisti per una passeggiata tra le nuvole.

Da quasi trent'anni a Diecimo si viene ad imparare a volare. Due scuole formano qui i loro allievi, ed altre ci raggiungono in prossimità degli esami.  È un’isola felice: quando nel resto della Toscana la meteo  è avversa, ritorna anche chi qui ha imparato a staccarsi dal suolo e poi ha spiccato il volo per altri decolli: Diecimo stupisce per la sua capacità di farci volare quando altrove tutti stanno a terra.

È la morfologia della valle che regala voli insperati in dinamica o termodinamica per ogni stagione dell'anno: la conformazione del costone e della valle del Serchio che lo fiancheggia permettono un perfetto allineamento della brezza che si incanala da sud.  I venti da nord e da est vengono attenuati dall’Appennino o dalle Pizzorne, e il sud prevale , e te lo trovi dritto in decollo. Qui per volare un po’ di vento ci vuole,è bene dirlo, perché il decollo è piuttosto corto e non permette grandi prese di velocità.

È un volo molto spesso stanziale, ma se si riesce a far quota, almeno 1500 mt, anche da Diecimo si parte per il cross, verso le Pizzorne o Prato Fiorito, magari, in giornate speciali, ad ovest verso il mare. Più facile però venire ad atterrare a Diecimo dalle Pizzorne, seguendo il crinale verso nord-ovest, o nelle giornate buone, da Prato Fiorito passando la Val Freddana e sorvolando il ponte del Diavolo, che rappresenta questa parte di Garfagnana ed i ragazzi del Club di Diecimo hanno disegnato sulle maglie da qualche tempo.

L’altopiano delle Pizzorne si affaccia sulla piana di Lucca, sui monti pisani e sul mare, offrendo un meraviglioso scenario naturale e culturale. Oltre al superbo panorama sulla città famosa in tutto il mondo per le sue bellissime mura circondate da vasti prati - ottimi atterraggi-  e per il suo centro storico, da qui si vede il mare in lontananza, la catena delle Apune e dell’Appennino e si sorvolano sulla via dell’atterraggio le famose ville seicentesche che caratterizzano questo angolo d’Italia davvero affascinante.

Il sito di volo è di quelli completi, in termini di opportunità di volo e di condizioni: i piloti meno esperti sceglieranno gli orari più calmi del mattino o della sera, per la gioia di una planata sulle principesche Ville di Marlia, con i  loro  curatissimi parchi, e su splendide distese di ulivi e casali in pietra, badando però di non baloccarsi strada facendo, ché in atterraggio si arriva in efficienza ma senza troppo margine e per buona parte del volo sotto i piedi si hanno solo boschi, ulivi, e vigne.

Nelle ore centrali dei giorni di primavera, ed in estate,  le Pizzorne regalano frizzanti voli in termica e interessanti opportunità di cross. Un paio di termiche di servizio consentono solitamente di spostarsi a sud verso  Lucca, ad ovest verso il Serchio e Diecimo, oppure ad est verso Pescia e Collodi. Nelle giornate davvero buone, è poi possibile arrivare a nord fin verso l’Appennino, per rinfrescarsi con una birra da Beppe a Prato Fiorito. Il volo è un po’ impegnativo, soprattutto nelle ore centrali: le termiche che si staccano a volte sono solo bolle, strette e  frastagliate dal maestrale del pomeriggio.

Il volo che riempirà gli occhi ed il cuore di chi avrà la fortuna di compierlo è quello che porta dal decollo delle Pizzorne fin sopra la città di Lucca. La magia non sta tanto nei 13 km di pianura, con i loro punti di sgancio delle termiche piuttosto prevedibili e ripetitivi, quanto nel sorvolare uno dei centri cittadini meglio conservati d’Italia ed atterrare ai piedi delle sue maestose Mura, smaltendo la quota residua davanti agli occhi affascinati di migliaia di cittadini e turisti.

Il sito ospita anche un cospicuo numero di deltaplanisti, per i quali è un vero paradiso: è l’unico decollo raggiungibile completamente in auto, sotto il pilone dell’Alta Tensione che dà nome al club locale, pochi passi sul prato e via,  verso la piana, l’Appennino, o le Apuane. Il volo è un po’ tecnico, le termiche strette. C’è Daniele con l’ala rigida, che ogni tanto lo perdi di vista e ti telefona dal Mugello, dalla Maremma o dal Subasio, e ti chiede soltanto di recuperargli l’auto...

Di Prato Fiorito, da pollo, respiravo l'attesa. Quella che ti fa fermare sulla strada per il decollo consueto a traguardare se di neve ce ne fosse ancora e a stimare quando sarebbe potuta iniziare la stagione. Conoscevo la luce negli occhi di chi -se il meteo prometteva- riusciva a lasciare il lavoro alle 10 del mattino per andare lì a volare. Ma solo quando sei là fuori ne scopri la magia.
È un volo in termica, impegnativo e generoso. Un immenso prato verde per decollare. E camini sulla parete rocciosa a sud dove si sale velocemente e con forza; in pochi istanti si è già sul culmine del Prato, a guardare il Mosca, il Tre Potenze, il Rondinaio, e tra loro l'Orrido.
L’Orrido di Botri è una spaccatura nella montagna, una lama stretta, un’aspra gola calcarea dalle ripide pareti scavate in profondità dalle fredde acque del Rio Pelago. L’avevo visto, da dentro, in un percorso di 5 ore scendendo dentro l’alveo del torrente con muta, imbraco, discensori e corda accompagnata dalle guide di torrentismo.  A vederlo dall’alto, l’Orrido fa davvero paura. Di qui comincia l'appennino Tosco Emiliano. Di là dalle creste l'Emilia, e nelle domeniche di sole spuntano le vele di chi, proveniente da quella parte, è animato dallo stesso spirito.

Il giro del pollaio lo chiamano quelli bravi. Si risale la cima del Prato Fiorito, si fa quota, ci si sposta sul Mosca, e poi di lì si attraversa l’Orrido verso il Rondinaio, il Tre potenze, di nuovo il Mosca per atterrare da Beppe, o di nuovo sul Prato, dopo un giro sul Coronado, per il top sulla sella accanto al decollo. In questo cross non ci sono atterraggi di fortuna, di nessun tipo. Si fa top su quell’immenso panettone brullo che è il Prato Fiorito, c’è tutto lo spazio che si vuole. Se proprio non ci si fa a salire nei camini, si atterra giù in valle, a San Cassiano dove c’è un unico campo in discesa.  Anche atterrare da Beppe, accanto al parcheggio, è piuttosto impegnativo.
Per chi invece torna sul Prato con abbastanza quota, c’è la possibilità di un cross verso Diecimo, o le Pizzorne, tenendo d’occhio il bosco da attraversare ed i pochi atterraggi alternativi nella valle del Serchio.

La zona di Lucca, allora, vale sicuramente una visita, sia culturale che con la vela al seguito. I tre siti  offrono condizioni e possibilità di volo variegate ed adatte a tutti i livelli. Innumerevoli le alternative al volo per chi vuole arricchire la propria vacanza.

Il paesaggio è variegato e suggestivo, aspro a volte, l’alternarsi di creste e colline prepara dolcemente l’avvicinarsi dell’Appennino e delle Apuane. Verso sud i paesi arroccati al sole sui costoni lasciano il posto alle Ville maestose delle famiglie principesche, e attraversando la piana fanno desiderare le Mura della città. Il fiume Serchio e la sua valle non molto ampia raccolgono la brezza e modificano i venti regalando voli insperati in ogni stagione.  Sono boschi di castagni e querce, e olivi e vigne che profumano e colorano la primavera, e rendono ogni chilometro percorso una conquista e una gioia.
Sono chilometri densi: di volo, di natura, di cultura, di buon cibo. Come certi week end.

Infine l’elemento soggettivo, non perché sia meno importante ma proprio perché è speciale: qui da noi un sorriso, una battuta, un aiuto, non lo si nega a nessuno. Fate attenzione quindi perché questo posto, la sua gente, i suoi voli, vi rimarranno nel cuore e vorrete sicuramente ritornarci.
________________________________________________
Per chi non vola:
un giro in centro a Lucca, e sulle mura; il percorso della marcia delle ville a Marlia;  prendere  il fresco sull’Altopiano delle Pizzorne; il Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano; Canyoning nell’Orrido di Botri o nel Rio Selvano;  Rafting nella Lima;  Escursioni sul Prato Fiorito : trekking, cavallo, montain bike, quod.
________________________________________________

Diecimo:

43°58’39.36″N, 10°30’13.32″E,  720m slm,
     Esposizione: Sud, decollo rovescio da preferirsi. Vento talvolta rafficato.
43°58’5″N, 10°31’22″E, 52 m slm

para2.jpgAllievi & principianti, piloti esperti.
Volo in dinamica / termodinamica.
Top Landing impegnativo per la termica di servizio e gli alberi.

deltaplano.jpgNecessita di un po’ di strada a piedi per raggiungere il decollo.


_______________________________________________

Pizzorne
↗  43.93402 N, 10.58442 E , 940 m slm, Esposizione: Ovest
↘  43.89997 N, 10.57112 E, 71 m slm

para2.jpgPiloti esperti. Principianti solo nelle ore serali/mattutine
Volo in termica.
Top Landing non possibile per la presenza di cavi elettrici e antenne.
deltaplano.jpgPerfetto  per il deltaplano.


_______________________________________________

Prato Fiorito
↗   44.05403 N, 10.62032 E, 1200 m slm, Esposizione: Sud. Immenso.
 Top Landing, ovunque sul Prato Fiorito.

para2.jpgPiloti molto esperti. Molto impegnativo nelle ore centrali. Per il cross non ci sono atterraggi di emergenza, di nessun tipo.
Piloti poco esperti : solo nelle ore calme (serali/mattutine) con atterraggio a San Cassiano. Volo in termica.
deltaplano.jpgn/a. Si sorvola  provenendo dalle Pizzorne, o dall’Appennino.

mercoledì 21 maggio 2014

Santa Elisabetta, coi Banditi #quarantaquattro

In un mese e mezzo, per una scusa o per l'altra, è la terza volta che vengo a Santa.
800 km, e ne vale la pena ogni volta.

Da qualche settimana siamo più zingari del solito. Dev'essere la primavera, probabilmente. Un po' di sole, le basi a duemila e poca pochissima voglia di stare a casa. Io, Emilia, Ulisse, con la rossa, o Belmüsin (la blu di Ulisse).  Poco, pochissimo preavviso e pronti a partire alle 7 da Emilia.

C'era la XC-Gang-Bang coi Banditi a Santa Elisabetta, questo week end, un'orgia di chilometri. Annullata all'ultimo, vai a sapere come mai. Fa lo stesso. Giusto un'occhiata alla meteo: sabato buona, domenica chissà. E due righe su Facebook ai Banditi:  noi si viene su ugualmente.
Non se lo fanno dir due volte, i Banditi: quel gemellaggio a Galbiga non è stato affatto una formalità. Poche ore e siamo già una squadra sola.

Si va al decollo alto, "...perché all'alto?" chiede Lu, al telefono. Oggi non può volare già lo sapevo ma è venuto, inatteso, sul Belice coi bambini, per salutare gli amici lontani. Che sorpresa! La giornata è magnifica, promette basi a duemila e lui certo si starà mangiando le mani, mentre spiega le creste e le termiche di servizio. Volerai la prossima settimana lo consola Susy, sua sorella. Difficile spiegarle che non è la stessa cosa...

Sarà stata la zingarata, i banditi, la giornata promettente, la carica dei km recenti, i fantastici compagni di viaggio, il Mistral o i miei nuovi capelli blu. Ma oggi è il mio volo più bello.

Cavallaria e ritorno, e il traverso oltre il fiume, e un "punto fuori" come dicono quelli bravi che vogliono fare triangoli. Tre ore di volo, dense, intense ed al tempo stesso leggere per i miei primi 44 km.
Il mosso là fuori m'è sembrato un'opportunità e non un fastidio. M'ha fatto appoggiare ai costoni, girando stretto, per recuperare nel mio ritorno a bassa quota, di traverso in traverso.

Atterro raggiante e racconto nel sole le mie tre ore le termiche e i traversi, e ringrazio d'avermi insegnato seppur da lontano, e quella voce ridente che mi dice che c'era solo da togliere il soverchio, come dal marmo bianco delle Apuane .

Davanti agli gnocchi gorgonzola e porri di Jacopo, si consolidano vecchie e nuove amicizie: c'è la Roby energica come ricordavo, e Scialla. Figurarsi: l'avevo incontrato su un forum di maccanici, anni fa, quando cercavo di guardare in 3D il mio primo cross su Lucca, e non m'ero accorta di chi fosse...


venerdì 16 maggio 2014

#Recuperi

Era nell'aria, dalla sera prima. Questa tramontana che non lascia tregua e ai pesi piuma come me rende faticoso anche solo il camminare, quel vento che se vai a camminare ti sferza la faccia con la sabbia.
C'è chi la vede come un'opportunità: pensa che bello potersi mettere questo vento dietro e macinar chilometri a 70 all'ora. Quella tensione arriva anche in Maremma, a chi come me al massimo pensa d'uscire un po' prima e andare a staccare i piedi per il voletto della sera.

Dal decollo di San Giuliano, Emilia mi chiama: rinuncia a volare, i ragazzi hanno bucato, qualcuno non è manco decollato. In aria c'è solo PG, dicono, altissimo. Nelle ore successive è chiaro che risparmierò un po' di km alla rossa: anche gli irriducibili hanno rinunciato. PG intanto ha fatto tremila sul Faeta, e si è diretto verso sud.
A sud, parecchio a sud, ci sarebbe la Maremma.

Chiama per farsi recuperare. È atterrato praticamente all'orto del mio babbo, a sud di Follonica dopo 100 km e 4 ore. Ha negli occhi l'adrenalina d'un volo stratosferico e la testa già sul prossimo volo. 

Io di gente arrivare in Maremma in volo non ne ho mai vista, e neppure sentita raccontare. A parte Daniele col delta, s'intende. Sono andata a riprendere gente a Lucca, o in Garfagnana, ma mai mi sarebbe venuto in mente di fare un recupero proprio a Follonica...



lunedì 28 aprile 2014

#Precisazioni

"Ma quindi, di preciso, da Santa Elisabetta io avrei attraversato la valle d'Aosta?" 

mercoledì 9 aprile 2014

Santa Elisabetta

"Quien sabe? solo le montagne non si incontrano, e l'Arizona non è poi così lontana quando hai voglia di vedere gli amici."

Se ne parlava da mesi, d'andare al meeting di Monterosso. L'anno scorso si era sovrapposto ad una gita con Shila nella neve, e, vabbè, non ci eravamo incontrati. 
Quest'anno mi ero ripromessa, più che fissare una data, di fissare un evento: quello di un amico che trovava un week end per sfuggire agli impegni familiari, di recente arricchitisi di nuova gioia, e tornare a staccare i piedi da terra in compagnia degli amici. 

Nel dubbio porto anche la tenda, vai a sapere dove si finisce a dormire. La rossa è già pronta s'intende, fin dal venerdì. Il meteo un po' meno. Lo seguiamo da giorni: è incerto, prospetta nord, poi lascia sperare almeno per la domenica, poi di nuovo nord. 
Santa Elisabetta, nel frattempo, promette basi a 2000 per l'intero week end e lascia sognare...

C'è poco da dire: intanto mi avvicino, venerdì sera a cena dai Bovi per risparmiare i primi 100-150 km sul week end. Non resta che controllare sabato mattina sul presto, per avere il tempo di spostarsi.
Alle sette sono già operativa: Mauro è in piedi dalle sei, come sempre. La voce al telefono parla sottovoce per non svegliare i suoi cari, e mi descrive venti infausti e piogge su Toscana e Liguria. Inutile pensarci troppo: ci si vede da te, tra tre ore.

Con le Alpi di fronte, e qualcuno che ti spiega cresta dopo cresta, diventa evidente che la geografia non è mai stata il mio forte: la Valle d'Aosta è davvero una valle. Ma guarda! me l'avessero spiegata con Google Earth, a scuola, almeno avrei dato senso a tutti quei nomi.

C'è il sole, a Santa Elisabetta, e gli occhi ridenti di chi finalmente rimette i piedi sul decollo. La navetta, un panino con il gorgonzola di capra, una mela.
WhatsApp sulle chat ha i visi tristi di chi, a casa, guarda la pioggia, e s'interroga se si volerà domani.
Si esce, fuori è un po' mossa, si balla un po', ma si sale. In fondo è primavera.
Il Mistral è magnifico, o forse mi ci sento davvero a mio agio. Anche se non riesco a fare a meno della zavorra. Continuo a caricarmi dei miei soliti 4 kg tra piombo e acqua.
Salgo, mi parcheggio sull'antenna , poi mi metto a seguire gli altri per un po', che tanto Lu in due giri mi riprende di sicuro. È proprio mossa, però! Il vario alla fine registra un +7.
Luciano ha da togliersi sei mesi di ruggine, e preferirebbe una rilassante primavera meno ballerina.

Ci vediamo in atterraggio nel sole, e approfittiamo di quell'immenso prato verde per allenarmi un po' nel controllo della vela a terra. Ho avuto bisogno di un paio di tentativi per il decollo, e la mia guida non me la lascia certo passare liscia.
Un selfie strafottente per la chat dei volatori delle Pizzorne: "il team è il team" come ama dire Andrea "anche oggi abbiamo volato".
Per un po' aspettiamo Pupillo, se mai gli servisse un recupero, poi decidiamo di spostarci a Torino, per un giro in centro, ché non ci sono mai stata. Claudio chiama diverse ore dopo: si è sparato i suoi 97 km....

È magnifico: il museo del cinema, la Mole Antonelliana, la vista notturna sulle luci della città descritta nelle piazze, palazzi, chiese, portici dalla voce di chi ci vive. Francesca d'Orleans sembra di vederla, triste nei suoi sedici anni a guardare i cervi nel parco e a rimpiangere Parigi.
È primavera anche in città, si cena all'aperto, le strade sono piene di gente, ci sono i ragazzi che suonano.

Domenica di nuovo gorgonzola, navetta e via in decollo. Partiamo forse troppo presto. Le termiche non sono ancora organizzate, si sta su a fatica, le bolle sono strette, non si riesce a salire, ed è più mossa del giorno prima. Insomma, si buca.
Si torna in decollo (grazie Paolo!).  Il vento è storto e rafficato ed i ragazzi decollano con  fatica.
Dovrei aspettare che la giornata si organizzi un po' meglio ma potrebbe essere tardi per le mie 5 ore di viaggio, e inizio a sentire un po' la stanchezza. Scendo in auto, e lascio Lu in decollo, con l'idea di farsi almeno una planata.

Me lo vedo arrivare raggiante che sono in atterraggio già da un po'. La giornata si è aggiustata, ha fatto un giro, provato due wing-over, e lui e il suo Avax XC2 sono di nuovo una cosa sola.

Qualcuno mi chiama: ma guarda: la Robi toscana! I Banditi del Cornizzolo sono a volare a Santa Elisabetta. Certo dopo aver visto dei matti presentarsi a Galbiga con un preavviso ridicolo e un viaggio di diverse ore, come potrebbero dimenticarsi di me?

Ci si vede di nuovo a Santa a metà maggio per la XC GangBang, ragazzi. Ormai ho imparato la strada.

lunedì 31 marzo 2014

Diecimo, verso Nord Ovest

Sui Windgrams c'è est un po' forte, ma basi a 2000 a Diecimo  e in Pizzorne. E la festa per Tatiana, il nuovo Sint Wind. Ci si facesse almeno a decollare...

A Diecimo promette Sud in decollo nelle ore centrali, sarà da crederci. È la nostra valle, riparata ad est dalle Pizzorne appunto, e arricchita dal venturi del Serchio. 
Da qualche tempo però capita di trovarmi sul decollo sbagliato, quello dove non c'è aria per partire, o ce n'è troppa mentre di fronte li vedi alti e colorati.

Vabbè, c'è da preparare la festa. Io e Marco il dentista si va a Diecimo, intanto, si fa la spesa, si mettono le birre in fresco nel fiume. In atterraggio il vento è da nord, ma è presto ancora. Almeno, c'è il sole.
Arrivano i ragazzi, c'è attesa. Ecco il nord si attenua, si chiama Tatiana: in decollo sembra buona, intanto si va! Whatsapp mi porta i baci di una bimba, le mie bolle di sapone, e l'invidia di chi da lontano vede disegnata la base a duemila su Lucca. 
Esce Stefano e in due giri è già altissimo. Forza ragazzi: tutti fuori.

Il vento in decollo è perfetto, mi zavorro (è primavera, e a duemila, se mai ci fossero, mica ci si arriva gratis) e mi preparo, prima che il vento decida di fermarsi o di girarsi da est. 
Esco e vado subito su Dezza, si deve salire di sicuro. È frizzante e giocosa, 1200 intanto poi torno sul decollo e in valle a riprendere fiato, e la attacco di nuovo. 
Oggi si sale: è bellissimo! Stringo i denti e giro, e il vario mi mostra numeri che non avevo visto mai. Ma davvero ho 2250 ? A Diecimo?
Almeno avessi agganciato la videocamera... il Prato Fiorito è lì di fronte, e dall'altra parte le Apuane bianche di neve.

Guardare e andare, che oggi la quota c'è, e ho voglia di metterci un po' di strada. Sì, ma dove, con tutti questi boschi? Davanti a me la vela di Amelio è già partita per il traverso. Ma non l'aveva cambiata? È Gabriele, scoprirò poi. 
Un po' di speed per il traverso, il vento viene dal fiume, perdo di vista la vela blu, l'ho vista girare verso il fiume, ma dove proverà a risalire? Sono in discendenza ma non mollo e punto la cresta che ho davanti: se c'è deve staccare lì. Da qui a guardare indietro non riconosco niente, non vedo la cava, chissà dove sono. A guardare verso il fiume, il ponte m'è parso quello di Fornaci di Barga, ma non è possibile, in auto ci vuole un sacco, ed io sono in volo solo da mezz'ora, non posso essere così lontano. 
È quello, invece.. Sono a nord di Vallico di  Sopra, sul monte Penna.

Ok, sono da sola, non so dove sono, c'è da tornare indietro,e 1400 sono pochi per tornare. Ma oggi salgono anche le pentole, deve staccare da qualche parte qui intorno. M'affaccio sulla valle di Turrite Cava. Eccola c'è: 1800,  ho la quota per tornare. 

A terra si fa festa. Oggi a Diecimo ci sono proprio tutti, che oggi in tutta la Toscana si vola solo qui e si fanno quote strabilianti. Mi faccio spiegare dove sono stata, che io e la geografia proprio non ci capiamo, nemmeno nei monti sotto casa. A guardar la traccia, quando sono tornata indietro avevo la Pania di fronte, e nemmeno troppo lontana.

Qualcuno mi dice: ma lo sai che oggi, con quella quota, se andavi verso Ovest, passavi il Prana e saresti potuta arrivare al mare? che pollo che sono ancora... 
Ma oggi ho fatto la quota e i chilometri di quelli bravi e sono tornata da sola, e tanto basta.

martedì 28 gennaio 2014

Shila


Io e Shila, verso Lucca

"Adesso che conosci gli arabi, nessun altro cavallo ti sembrerà uguale". Mauro il Bove ha come sempre sempre poche pochissime parole, ma non riesce a nascondere un certo orgoglio di Said, e di Shila, e,  sì, anche di me, sua allieva. Ci alleniamo insieme ormai da qualche anno, io e Shila, e a poco a poco ci fondiamo, ci somigliamo. Niente a che vedere con la simbiosi tra Mauro e Said, s'intende.

Nevrili, orgogliosi, leali, intelligenti, fieri, di sangue caldo. Questo ci si aspetta dagli arabi.
Piccoli, compatti, agili, sul metro e mezzo al garrese, e coi piedi piccoli.  
Shila ama la competizione, sempre pronta a cogliere i segni di un imminente sperato galoppo. Le basta avere accanto Said maestoso a chiedere di poter correre, per fare altrettanto e saltellare sulle punte.
Ogni giorno è una crescita continua, ogni giorno lei ti metterà alla prova, a dimostrarti che, sì, ti ubbidirà perché è domata, ma rivendica il suo carattere e pretende che tu sia all'altezza. Ogni giorno ti conquisterai la sua fiducia, ogni giorno lei proverà a rimetterla in discussione aspettandosi da te una guida leale. 

È una lente d'ingrandimento, una cartina tornasole. Quando arrivi al mattino, come stai lo sa prima di te; se hai un pensiero, un tarlo, un'incrinatura, dolore o rabbia ne approfitterà. Ti costringe ad essere determinata, con la voce e con i gesti. Non sarà la frusta a farti ubbidire se tu per prima non sei chiara in quello che le chiedi, se non ci credi per prima. Un comando sporco sarà eseguito male, o non sarà eseguito affatto.
E se invece sei lieve e decisa, ti ripagherà con la stessa moneta, pronta, attenta, coi muscoli  tesi pronta ad aspettare il prossimo comando.

E poi capita che per farti ubbidire basta un comando a mezza voce, la postura del corpo e lei è pronta, con le orecchie attente, a fermarsi o a partire al galoppo. Che la lasci sul prato a pascolare e all'ora di cena la chiami, le fischi, le indichi la stalla e lei se ne torna tranquilla. 

Ci somigliamo, pare. Forse per questo, in quel trotto spigoloso e insofferente cui ama sottopormi sulla via del ritorno la chiamo "stronzetta"...