martedì 28 gennaio 2014

Shila


Io e Shila, verso Lucca

"Adesso che conosci gli arabi, nessun altro cavallo ti sembrerà uguale". Mauro il Bove ha come sempre sempre poche pochissime parole, ma non riesce a nascondere un certo orgoglio di Said, e di Shila, e,  sì, anche di me, sua allieva. Ci alleniamo insieme ormai da qualche anno, io e Shila, e a poco a poco ci fondiamo, ci somigliamo. Niente a che vedere con la simbiosi tra Mauro e Said, s'intende.

Nevrili, orgogliosi, leali, intelligenti, fieri, di sangue caldo. Questo ci si aspetta dagli arabi.
Piccoli, compatti, agili, sul metro e mezzo al garrese, e coi piedi piccoli.  
Shila ama la competizione, sempre pronta a cogliere i segni di un imminente sperato galoppo. Le basta avere accanto Said maestoso a chiedere di poter correre, per fare altrettanto e saltellare sulle punte.
Ogni giorno è una crescita continua, ogni giorno lei ti metterà alla prova, a dimostrarti che, sì, ti ubbidirà perché è domata, ma rivendica il suo carattere e pretende che tu sia all'altezza. Ogni giorno ti conquisterai la sua fiducia, ogni giorno lei proverà a rimetterla in discussione aspettandosi da te una guida leale. 

È una lente d'ingrandimento, una cartina tornasole. Quando arrivi al mattino, come stai lo sa prima di te; se hai un pensiero, un tarlo, un'incrinatura, dolore o rabbia ne approfitterà. Ti costringe ad essere determinata, con la voce e con i gesti. Non sarà la frusta a farti ubbidire se tu per prima non sei chiara in quello che le chiedi, se non ci credi per prima. Un comando sporco sarà eseguito male, o non sarà eseguito affatto.
E se invece sei lieve e decisa, ti ripagherà con la stessa moneta, pronta, attenta, coi muscoli  tesi pronta ad aspettare il prossimo comando.

E poi capita che per farti ubbidire basta un comando a mezza voce, la postura del corpo e lei è pronta, con le orecchie attente, a fermarsi o a partire al galoppo. Che la lasci sul prato a pascolare e all'ora di cena la chiami, le fischi, le indichi la stalla e lei se ne torna tranquilla. 

Ci somigliamo, pare. Forse per questo, in quel trotto spigoloso e insofferente cui ama sottopormi sulla via del ritorno la chiamo "stronzetta"...